Spesso tra guide turistiche ufficiali di Siviglia si ironizza su certi italiani all’estero che si ostinano a “mangiare come a casa”, rifiutando di assaggiare le prelibatezze locali. Un grande classico: cercare disperatamente una pizza al taglio (di fronte alla cattedrale di Siviglia, se volete, ne troverete una) per poi, insoddisfatti, criticarla. Se vi riconoscete in questo profilo, non preoccupatevi: questo nostro italico vizio è assolutamente… ancestrale. Nelle rovine della città di Italica, fondata nel 206 a.C. da Publio Cornelio Scipione Africano (Scipione l’Africano, quello del “Elmo di Scipio” dell’Inno Nazionale) nell’odierna Santiponce, a 15 km da Siviglia (all’epoca si chiamava “Hispalis”), possiamo infatti trovare i resti di una millenaria… “Pizza al taglio”!

La cittadina era stata popolata da soldati italici (da qui il nome), reduci della battaglia di Ilipa (Seconda guerra punica). Tra le famiglie più illustri figuravano quelle dei futuri imperatori Traiano (originari di Todi in Umbria) e di Adriano (originari di Atri), in Abruzzo. Vi nacque probabilmente anche Teodosio I, che si vantava discendente d’entrambi. Assegnare terre e proprietà in zone appena conquistate ai soldati fedeli a Roma che per lei avevano combattuto 25 o anche 30 anni, rappresentava una sorta di generoso TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e permetteva di “pacificare” zone altrimenti instabili.

Passeggiando per i resti della cittadina intuiremo quello che resta di vie, bagni pubblici, attività commerciali. In una di queste, per esempio, troviamo due ampi forni per il pane. In un altro locale rimangono invece i resti di un fornetto di ridotte dimensioni, del quale archeologi e guide turistiche locali non sanno concordare una spiegazione. Da buon italiano, appena l’ho visto non ho avuto dubbi: doveva essere il forno per un’ancestrale “pizza al taglio”.

All’epoca naturalmente non esisteva l’attuale pizza al pomodoro (quest’ultimo arrivato dalle Americhe dopo il XVI s.) ma si preparava la “pinsa” (dal latino “pinsere”: allungare-schiacciare) tra l’altro oggi tornata di moda. Gli ingredienti erano forniti dai “locals”: cereali (miglio, orzo e farro) macinati con sale ed erbe aromatiche a formare delle schiacciatine o focacce che potevano essere condite con olive, formaggio, “jamon” (lo squisito prosciutto locale) acciughe e la famigerata salsa “garum” (vedi blog precedente), proprio come piaceva agli italici.

Come si suol dire: nulla di nuovo sotto il sole!