In questi mesi di attività ridotta (quando non interrotta) ho ricordato con piacere le persone incontrate svolgendo il lavoro di guida turistica a Siviglia e accompagnatore di gruppi in Andalusia.         
Per esempio, Roberto, l’attentissimo agente di turismo padovano o Andrea, guida torinese che risiedeva a Malaga e che ogni volta che rientro in Valle cerco di passare a salutare. Gli autisti Antonio, col quale abbiamo riso per tutta l’Andalusia e Antonio David, il mio primo e paziente “conductor”. Maria Luisa, raffinata soprano meravigliata di chiamarsi come il celebre parco di Siviglia. Le guide sivigliane “vecchia scuola” che mal ti sopportano e i colleghi con cui è bello collaborare e brindare con una cerveza.
Riccardo: quanta pazienza con i suoi clienti trevigiani! E il suo omonimo madrileno di madre franco-marocchina Ricardo, che aveva lasciato il lavoro di broker a Gibilterra per fare l’accompagnatore turistico (tornando poi sui suoi passi). Una sera all’hotel “Al Andalus” la cara Amélie ci prese con sé mostrandoci come si fa una visita notturna di Siviglia in pullman. I veterani della guerra d’Algeria di Le Mans che ricordavano i loro contendenti “sales et faignants”. L’elegante ebreo-sefardita tunisino che si vantava di aver frequentato la stessa scuola, nell’allora quartiere italiano de “La Goulette”, della giovanissima Claudia Cardinale, futura Miss Tunisia. Il primario dell’Ospedale “Princesse Grace” di Monaco che mi consigliò “Aerius” per l’allergia al polline o l’avvocata di Mentone che assume solo operai da Ventimiglia in poi: “gli italiani sono i migliori”. Arabella col suo taglio di capelli tattico e Roger, pluripremiato fantino franco-algerino (un “pied-noir” figlio di immigrati almeriensi) che vinceva montando i purosangue dell’Aga Khan IV.
Gli orgogliosi parenti pugliesi del magnate delle lenti Leonardo Delvecchio o i napoletani critici con un noto scrittore loro concittadino e “cafone” (persona ignorante, che “scende dagli alberi”.. cà fune). La famiglia siciliana venuta per la Madonna della “Macarena” (non la canzone ma la “Virgen” più celebre della “Semana Santa” sivigliana). I marsigliesi prodighi di consigli per migliorare la mia attività. I panettieri emiliani che mi promisero una colomba artigianale per Pasqua (ahimè la pandemia le tarpò le ali). I coniugi che mi inviarono la guida di Le Puy-en-Velay e il sosia di François Mitterand che mi fece avere quella della basilica alle porte di Parigi che conserva la “Tunica di Argenteuil”. La giudice torinese del “Caso Franzoni di Cogne” e la squadra di Serie C elvetica. Alain, un grande obeso di Carcassonne, i discreti québequois e i chiassosi italo-belgi. L’alto funzionario del Palazzo Reale di Bruxelles, i “cabili” algerini che bevono alcol e vestono all’occidentale, la dottoressa Moffa di Metz e la sua opinione sulla pandemia. Quella settimana.. “santa” in cui due diversi gruppi riuscirono nell’impresa di rompermi le scatole (mai successo in vent’anni). E quando nell’Alcazar di Siviglia incontrai casualmente un compaesano di Hône?
Devo quindi ringraziare Guido che mi ha introdotto in questo mondo, Francesco, mentore e primo datore di lavoro, Edouard, guida fiamminga che mi reclutò nelle grotte di Nerja e che ci ha lasciati, Linda e Miguel Angel che hanno cambiato mestiere e Laurent che resiste fiducioso. Lavorando con francofoni e italiani scherzosamente mi permetto, con enorme affetto e rispetto, di riassumere così il loro approccio con la guida turistica: “i francesi ti danno la mancia, gli italiani ti chiedono lo sconto”.