Il monumento a cui accennerò non si trova, come al solito, a Siviglia e non vi è nemmeno particolarmente vincolato. Si trova anzi a oltre 850 km, a Saragozza, che con i suoi 680.000 abitanti è il capoluogo dell’Aragona, ai confini con la Francia. La città fu fondata nel 25 a.C. dall’imperatore Augusto che la battezzò, in suo onore, Caesaraugusta e da cui deriva l’attuale nome.

Qui si trova il “Sacrario Militare Italiano” dove riposano 2889 nostri compatrioti morti durante la guerra civile spagnola (1936-1939) che vide contrapposti i sostenitori del generale Franco (che vincerà) e i repubblicani di sinistra e anarchici. Per numero di sepolture è il terzo mausoleo militare italiano al mondo e il secondo più grande all’estero, dopo quello di El Alamein in Egitto. Il Sacrario, ufficialmente territorio italiano, si compone di un’enorme torre-ossario di oltre 40 metri (inizialmente doveva essere alta il doppio) annessa alla chiesa di Sant’Antonio di Padova del 1926. Disegnato dall’architetto navarro Victor Eusa Razquin, il Sacrario venne edificato tra il 1937 e il 1940 (per questo troneggia ancora uno Scudo Sabaudo): in origine era destinato ai soli volontari italiani del “Corpo Truppe Volontarie” (CTV), coloro che inviati da Mussolini appoggiarono il Generale Franco. Con il mutare della situazione politica (venne infatti inaugurato il 25 luglio 1945), si optò per ospitare anche i volontari nelle “Brigate internazionali per la Repubblica” (546 Brigadieri Garibaldini), divenendo così luogo di memoria e riconciliazione. Sull’arco d’ingresso si legge infatti: “L’Italia a tutti i suoi Caduti in Spagna”.        

Durante la guerra caddero 4184 italiani: di essi, 2889 sono tumulati a Saragozza, 879 sono sepolti in altri cimiteri spagnoli o risultano dispersi e 416 vennero rimpatriati. Fortunatamente oggi in Spagna noi andiamo (pandemia permettendo) per vacanza o motivi di studio e lavoro: all’epoca, purtroppo, ci si imbarcava per combattere e morire.