Il bello di visitare una città ricca di monumenti, arte e storia come Siviglia con una guida turistica ufficiale è quello di poter scoprire certe “chicche artistiche” ignorate dai circuiti turistici ufficiali. Per esempio, quando visiteremo insieme la neoclassica chiesa di Sant’Ildefonso (costruita tra il 1794 e il 1841) sbirciando nella navata sinistra troveremo un altare decisamente… Reale. Nei blog precedenti vi ho parlato di altri incontri “reali” con vari sovrani spagnoli degli ultimi due secoli. In questo caso dovremo fare un viaggio nel tempo molto più lungo, di oltre 1500 anni. Realizzato in un rigoroso e sobrio stile neoclassico, dove troneggiano vari scudi dell’antico regno di Cartiglia e Leon, l’altare è presieduto al centro dalla riproduzione della “Virgen de los Reyes”, la “Madonna dei Rei”. L’originale è venerata nella cappella reale della cattedrale, da sempre fortemente vincolata al culto di san Fernando III (1201 – 1352), il re-santo di Castiglia e Leon che riconquistò Siviglia ai Mori nel 1248 (pare grazie all’intercessione di questa Madonna cui era devotissimo). La tradizione vorrebbe la statua un regalo di suo cugino, pure lui re-santo, Luigi IX di Francia (1214 – 1270): le due madri erano infatti sorelle, Bianca e Berenguela di Castiglia. Anche per questo motivo troviamo il nostro re-san Fernando, canonizzato nel 1671, alla destra della Madonna col Bambino con in mano la “lobera” (lupara), la sua celebre spada. Alla sua sinistra, la Vergine è invece protetta da san Ermenegildo (564 – 585), altro santo sivigliano, vissuto all’epoca della dominazione dei visigoti, popolo barbaro giunto dal nord che “okkupò” la Spagna alla caduta dell’Impero Romano. Era questi di nobilissima schiatta, figlio del re in carica, Leovigldo: convertitosi però al cattolicesimo, all’epoca minoritario e fortemente malvisto (i visigoti erano in maggioranza di fede ariana) venne diseredato e infine condannato a morte dal padre. Esattamente 1000 anni dopo, nel 1585, su petizione di un suo lontanissimo successore, l’influente re Filippo II di Spagna, venne elevato alla gloria degli altari. Lo vediamo reggere un’ascia, strumento con il quale venne decapitato.       
Se aggiungiamo che il tempio è dedicato a san Ildefonso di Toledo (607 – 667), dottore della chiesa e come Ermenegildo di nobilissimo lignaggio visigoto, potremmo dire che nell’altare di questa chiesa troviamo la crème de la crème del gotha visigoto-andaluso. Questi “Goti nobili” (Wi significa “degni”, “nobili”) o anche i “Goti dell’Ovest” (dal tedesco Westgoten), di fiera stirpe scandinava, dominarono la Spagna dal 416 al 711. In proposito, Ildefonso è l’adattamento del germanico Hildefons, dove hild significa “battaglia” e funs “pronto”, “valoroso”, quindi “pronto alla battaglia”. Hermingild è invece composto da ermen, “grande” (si pensi all’attuale Hermann, nome tipicamente tedesco) e da gild, “valoroso”. Nomi che rimandano a lontani e valenti personaggi scesi dal nord che controllarono la Spagna per secoli, prima di essere sopraffatti e soppiantati da altri popoli, culture e religioni. Sic transit gloria mundi!